Nell’ultimo anno si è notata una continua propensione verso l’utilizzo di una lingua sempre più inclusiva, ovvero una lingua che si rivolge a tutti gli individui in modo indistinto e non discriminatorio. Vediamone insieme alcune sfaccettature.
Linguaggio sull’etnia
Al fine di combattere fenomeni come il razzismo, sono state inventate altre espressioni per definire le persone nere. Tra queste, troviamo l’espressione “di colore”, ritenuta però ancora più discriminatoria rispetto alla precedente. Proprio per questo l’accademia della Crusca sconsiglia l’uso di questa espressione, preferendo il termine “nero”. Per molti la soluzione sarebbe chiedere alle persone che stiamo designando, come preferiscono essere chiamate.
Linguaggio sulle disabilità
Termini come “handicappato”, “diversamente abile” e “disabile” sono ritenuti discriminatori in quanto definiscono la persona solo in base alla sua disabilità. Il linguaggio inclusivo preferisce quindi l’espressione “persona con disabilità”. Questa espressione tende ad indicare una persona qualunque, con molte capacità oltre alla sua disabilità.
Discriminazione di genere
In molti casi si è evidenziato come l’italiano sia una lingua fortemente orientata verso le distinzioni di genere.
Una grande critica alla nostra lingua è legata alla sua predilezione per il maschile per riferirsi a determinate professioni: chirurgo, ministro, avvocato, sindaco, presidente ecc. Per uscire da questo modello, in molti stanno proponendo l’introduzione dell’uso del femminile: sindaca, ministra, avvocata ecc.
Altra critica di genere è legata alla tendenza a utilizzare il maschile con valore generico per riferirsi a un gruppo di persone. La soluzioni proposte in questo caso sono due: sostituire il maschile generico con altre lettere o simboli. I più utilizzati sono gli asterischi, le chiocciole e la schwa. Quindi, invece di dire “buongiorno a tutti”, si preferirà utilizzare “buongiorno a tutt*”. Utilizzare forme passive: queste permettono di evitare l’uso del maschile generico. Invece di dire “i partecipanti al test consegnino la prova entro un’ora”, si dirà “la prova deve essere consegnata entro un’ora”.
Molti criticano questi metodi, considerandoli troppo politicamente corretti e adatti soltanto a rendere la nostra lingua più complessa. Per altri invece, essi garantiscono maggiore inclusività e reazioni positive. Soprattutto nei social ciò permette una maggiore connessione con gli utenti e trasmette apertura verso l’uguaglianza di genere e verso chi non si riconosce in un genere specifico.
E voi cosa ne pensate di questo italiano più inclusivo? È solo politicamente corretto o è sintomo di una società più aperta?