Dillo con uno smile! 


Il modo di fare comunicazione oggi è sicuramente cambiato.

Rispetto a molti anni fa comunicare sul web è molto più facile e immediato.

Sempre più diffuse - e divenute imprescindibili nel nostro fare quotidiano - sono le “faccine” che comunicano con linguaggio universale emozioni e stai d’animo, banalizzando in uno "smile" tutto quello che richiederebbe invece molta ricchezza semantica. 

Sono circa 6 miliardi le emoji/faccine - rappresentazioni stilizzate di oggetti, luoghi, e cibi – che vengono scambiate giornalmente nella rete diventando le indiscusse protagoniste della messaggistica visual. È curioso notare come il fenomeno degli emoticon sia riuscito a dare vita a delle strategie di marketing notevolmente interessanti. 

Le emoji sono sempre più utilizzate per realizzare campagne promozionali avvincenti, il codice linguistico viene accompagnato da un codice iconico che perfeziona e rafforza il messaggio adeguandosi a nuovi canoni di scrittura digitale. Scriviamo sempre più utilizzando mix di codici, dando rilievo alle simpatiche espressive faccine. Soprattutto i millennial generation - le nuove fasce di giovani - sono sempre più disposte a "vivere in digitale" privilegiando soprattutto questi aspetti di comunicazione iconografica. 

L’autoreferenzialità delle “faccine” è sempre più evidente e strumentalizzata nel social media marketing. 

Le icone sono aspetti imprescindibili per attirare la nostra attenzione, i colori orientano la percezione che abbiamo delle pagine e con dei semplici clic la rete ci consente di comunicare stati d’animo in modo universale, semplice e immediato. Nel marketing le “emojii”, dal 2015 entrate tra i lessemi della lingua italiana, sono utilizzate anche nelle strategie di business proprio per la loro capacità di fare leva sull’empatia del destinatario. Si chiama emoji marketing ed è una branca del neuromarketing; con l’emoticon si possono quindi programmare campagne di marketing emozionale, personalizzando la faccina e modellandola direttamente sul brand.

Gli emoji sono un modo rapido per esprimere il proprio feedback nelle pagine social esplicando stupore, tristezza e felicità. Secondo alcune ricerche condotte, l’impiego di emotion riduce del 25% la possibilità che ci siano dei fraintendimenti tra gli interlocutori. Scegliamo, selezioniamo, utilizziamo e inviamo gli emoji contraddistinguendo l’uso che ne facciamo in base alla situazione comunicativa ed evidenziando aspetti della nostra personalità utilizziamo il sorriso giusto da affiancare o sostituire alla nostra frase.

 Negli ultimi anni l’incremento delle campagne di grandi brand che utilizzano emoji ha avuto un rilevante incremento, nel campo della comunicazione universale non sono mancate critiche all’impiego e all’esistenza delle icone, infatti sono state mosse disapprovazioni proprio in merito a come le etichette femminili siano state stigmatizzate; tuttavia nella comunicazione attuale siamo sempre più soggetti a utilizzare smile di ogni tipo.

Comunicare con gli emoticon si è rilevato essere un aspetto tipico della rete e dell’essere social!

Uno degli esempi più lampanti portato avanti da un grande brand è la campagna #stayitwithpepsi che ha fatto leva sul linguaggio universale dei giovani per il suo advertising 2016. Le simpatiche ed espressive faccine erano presenti non solo su bottiglie e lattine ma si avvalevano anche del canale moda, lanciando prodotti che rievocassero la campagna stessa, come gli occhiali realizzati in collaborazione con il noto designer americano Jeremy Scott. Tuttavia, sebbene il linguaggio delle emoji sia globale, alcune di loro rimangono strettamente legate alla cultura locale dei singoli e diversi paesi, come l'hummus e lo shawerma per l'India, il cricket per l'Australia, il Thai Boxe per la Tailandia.

Emoticon e social marketing

Il business legato a queste faccine lo si può trovare anche nel film che uscirà la prossima estate, un film che ha saputo cogliere l’ironia restituendo “giustizia” agli emotion che in ambito business si riveleranno degli strumenti importanti soprattutto per fare leva su un neuromarketing emotivo.